Nel tumulto dell’era digitale, dove la connessione è onnipresente e le notifiche incessanti ci tengono costantemente aggiornati, emerge un nuovo concetto: la JOMO, acronimo di Joy of Missing Out. In questo articolo, esploreremo il significato della JOMO, i suoi benefici psicologici e come praticarlo nella vita quotidiana, sia a livello personale che professionale, proprio perchè Ecomm srl è da sempre attenta al benessere dei propri lavoratori ed alla proporzionale soddisfazione dei propri Clienti.
La JOMO è il piacere di disconnettersi dalle attività sociali o digitali senza sentire il bisogno di partecipare o essere presenti. A differenza della FOMO, ovvero la paura di perdere qualcosa, la JOMO celebra l’assenza consapevole, permettendoci di godere di momenti di silenzio e tranquillità senza sensi di colpa, in modo da ricaricare le energie psico fisiche del nostro corpo.
In un mondo lavorativo sempre più competitivo e veloce, in cui Ecomm srl è uno degli interlocutori più preparati nei servizi di pulizia e disinfezione industriale e pulizia tecnica del Nord Ovest, il benessere dei lavoratori è molto importante perchè sono loro il vero valore aggiunto presso i Clienti. Si assiste quindi ad un dualismo difficile da gestire: da un lato la necessità di rimanere connessi e pronti per soddisfare il Cliente, dall’altro l’importanza di trovare dei momenti di riposo, di fare JOMO insomma.
Infatti, mentre la FOMO ci spinge ad essere costantemente connessi e coinvolti in ogni evento o situazione, la JOMO ci invita ad essere selettivi e a dare priorità a ciò che realmente ci porta gioia e soddisfazione. È una scelta consapevole di concentrarsi sul presente anziché essere distratti dal desiderio costante di essere altrove.
Un recente studio condotto dal duo di ricercatori Rautela & Sharma (2022), ha esaminato le dinamiche tra i fruitori dei social media, prevalentemente giovani adulti, esplorando i legami tra l’abitudine problematica all’utilizzo di internet, il benessere mentale, l’affaticamento derivato dall’interazione sui social network, la FOMO e la JOMO. I risultati emersi da questa ricerca indicano che l’abuso di Internet incide significativamente sulla salute psicologica e mentale, così come sulla percezione di FOMO e sull’affaticamento dovuto all’uso dei social media.
Tra i punti salienti emersi da questo studio:
Contrariamente alle ipotesi, non si è riscontrato un impatto sostanziale della FOMO sull’affaticamento derivato dai social media, suggerendo l’esistenza di altri fattori, forse intrinseci alla natura dell’interazione sui social media, che giocano un ruolo più significativo nella generazione di tale stanchezza.
Il desiderio di disconnessione come catalizzatore per la JOMO: è interessante notare come l’affaticamento derivato dall’utilizzo dei social media induca un desiderio di separazione, facilitando così l’adozione della mentalità JOMO. Questo denota una reazione deliberata e consapevole contro gli effetti dannosi dell’eccessiva esposizione digitale.
La JOMO come risposta salutare: infine, il risultato più significativo di questa indagine è che la JOMO si configura come una reazione positiva all’abuso di Internet e all’affaticamento derivato dai social media, offrendo un percorso per recuperare il controllo sulla propria vita digitale e mentale.
La pratica della JOMO porterebbe quindi numerosi vantaggi per il benessere emotivo e mentale:
Riduce stress e ansia: liberarsi dalla pressione di dover partecipare a tutto ridurrebbe lo stress e l’ansia legati alla comparazione sociale e al bisogno costante di gratificazione esterna;
Incrementa il benessere emotivo e mentale: concentrarsi sul presente e sulle attività significative porterebbe ad un maggiore benessere emotivo e mentale, permettendoci di apprezzare di più ciò che abbiamo anziché desiderare ciò che non abbiamo;
Favorisce la connessione con sé stessi e gli altri: la JOMO ci invita a connetterci più profondamente con noi stessi e con gli altri, permettendoci di valorizzare le relazioni reali e autentiche anziché quelle superficiali e virtuali.
In definitiva la JOMO può avere importanti implicazioni nel contesto lavorativo e sociale, in quanto aiuta a migliorare la produttività e la creatività, consentendo di concentrarsi sulle attività lavorative con maggiore chiarezza e determinazione e aiutandoci a raggiungere gli ambiziosi obiettivi posti da Ecomm srl.
Nello stesso tempo imparare a dire “no” a richieste eccessive o non prioritarie e impostare confini sani, permette di preservare il proprio tempo e le proprie energie per ciò che è veramente importante, ed è ciò che Ecomm srl desidera per i propri lavoratori.
Promuovere la JOMO può portare ad un ambiente più equilibrato e collaborativo, in cui le persone si sentono libere di essere sé stesse senza il costante bisogno di conformarsi alle aspettative degli altri.
Per integrare la JOMO nella nostra vita quotidiana, possiamo adottare alcune pratiche:
Impostare limiti sull’uso dei social media e della tecnologia. Ridurre il tempo trascorso online e impostare limiti sull’uso dei social media aiuta a ridurre la comparazione sociale e a concentrarsi sulle nostre esperienze personali;
Dare priorità alle attività significative e rilassanti che ci porteranno gioia e soddisfazione, anche se ciò significa rinunciare a eventi o opportunità che potrebbero sembrare allettanti ma non essenziali;
Valorizzare il tempo trascorso da soli e il silenzio. Trovare momenti di tranquillità e riflessione permette di ritrovare l’equilibrio interiore e di apprezzare il valore del silenzio nella frenesia della vita moderna.
La JOMO ci ricorda l’importanza di trovare un equilibrio tra la connessione digitale e i momenti di assenza consapevole. È un invito a rallentare, a godersi il presente e a valorizzare ciò che ci rende veramente felici. In un mondo sempre più connesso, abbracciare la JOMO può portare ad una maggiore serenità, soddisfazione e gioia nella vita quotidiana, aiutandoci ad affrontare il lavoro nel modo migliore.
La pulizia e la disinfezione condotte “abbinando procedure di lavoro corrette e le strumentazioni più idonee” rappresentano un punto cardine nella prevenzione della diffusione di microrganismi patogeni sia durante le normali attività che in situazioni emergenziali (quali ad esempio l’emergenza da Covid-19).
La nuova pubblicazione INAIL “La sanificazione nel post Pandemia”, pubblicato nel 2024 e rivolto sia ai Clienti che alle moderne Imprese di Pulizia quali Ecomm srl, si sofferma sull’importanza della pulizia e della disinfezione degli ambienti al fine da renderli più salubri e sicuri per i Lavoratori.
L’obiettivo è sensibilizzare le Aziende, siano esse utilizzatrici del servizio che esecutrici, ai processi di sanificazione (che ricordiamo sono formati da pulizia e disinfezione) come prassi standard di prevenzione dagli infortuni e dalle malattie sul lavoro.
Il documento “promuove l’adozione di processi di pulizia e sanificazione come prassi ‘standard’ entrando nello specifico della scelta delle strumentazioni da utilizzare, nella descrizione delle metodologie da seguire, fornendo indicazioni per la corretta gestione delle pulizie, informazioni su un appropriato utilizzo delle macchine, delle attrezzature e dei prodotti chimici detergenti e disinfettanti comunemente utilizzati, nella formazione dell’operatore, nel controllo del risultato e nella descrizione dei possibili rischi che possono derivare dallo svolgere questa attività”, tutti elementi utilizzati ormai da tempo da Ecomm srl, ma non dalla maggioranza delle altre aziende presenti sul mercato.
Proprio dalla lettura di tale documento analizziamo ora i seguenti punti:
La sanificazione post pandemia: sporco, pulizia e circolo di Sinner
Il documento si sofferma innanzitutto sui concetti di sporco e di pulizia.
Si ricorda che si considera sporco tutto l’indesiderato che contamina le superfici, gli oggetti e l’ambiente e che lo sporco si divide in sporco libero, sporco aderente e sporco invisibile (quest’ultimo composto da virus, batteri, funghi, protozoi, residui organici e contaminanti chimici).
E a questo proposito si citano report che evidenziano come “campioni prelevati da superfici di ambienti indoor quali negozi, asili nido, uffici, palestre, centri commerciali e ristoranti sono risultati contaminati con concentrazioni batteriche molto elevate e alcuni campioni includevano anche coliformi (7%) e batteri fecali (1.5%)”.
Si indica poi che la regolare pulizia degli ambienti “è in grado di garantire un adeguato livello igienico alle persone che li occupano” e che nonostante “la recente pandemia da Sars-Cov-2 ne abbia dimostrato l’imprescindibilità, il valore della pulizia non è ancora universalmente riconosciuto, tanto che ancora rappresenta una voce di costo più che un investimento di prevenzione fondamentale nella tutela della salute del cittadino e del lavoratore”.
Quando si effettua una qualsiasi operazione di pulizia, continua il documento INAIL, “è bene considerare un insieme di fattori o forze strettamente correlati tra di loro che interagiscono nella rimozione dello sporco” e che costituiscono “il circolo fattoriale ideale o anche circolo di Sinner”.
Questi i fattori che costituiscono il circolo di Sinner:
l’azione meccanica,
l’azione chimica tramite i detergenti,
la temperatura,
il tempo di contatto dei detergenti.
Idealmente questo circolo è diviso in 4 spicchi uguali, dove ognuna delle 4 azioni contribuisce per il 25% all’operazione di pulizia.
Ma la realtà è ben diversa: poiché nel settore della pulizia il costo maggiore è costituito dalla manodopera ed è importante che il tempo impiegato sia il minore possibile, pertanto, se il tempo viene ridotto, gli altri 3 fattori conseguentemente dovranno compensarlo: soprattutto l’azione chimica e l’azione meccanica, la cui maggiore efficacia permetterà all’operatore di velocizzare le operazioni di pulizia.
E chiaramente la conoscenza degli strumenti corretti per le attività di pulizia e disinfezione, come indicano anche le procedure interne Ecomm srl, “è una condizione strettamente necessaria al fine di raggiungere risultati ottimali, sia dal punto di vista delle performance, sia della sicurezza degli operatori e sia della sicurezza ambientale”.
La sanificazione post pandemia: disinfettanti, biocidi e presidi medici
Il documento indica poi che la disinfezione può completare il processo di sanificazione “distruggendo o inattivando eventuali agenti patogeni grazie all’azione di sostanze disinfettanti classificate come presidi medico-chirurgici di comprovata efficacia nei confronti delle diverse tipologie di microrganismi”.
E questa operazione, da eseguire “sempre dopo e mai prima della pulizia meccanica”, riguarda “il complesso di procedimenti e operazioni atti ad abbattere la carica microbica di un ambiente, superficie, strumento, ecc., con prodotti applicati direttamente, vaporizzati/aerosolizzati o con sistemi generanti in situ sostanze come principi attivi/radicali liberi ossidanti ecc”.
Gli autori si soffermano poi sui biocidi e i presidi medico chirurgici.
In particolare il Regolamento (UE) n. 528/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 maggio 2012 (BPR) definisce «biocidi» ‘qualsiasi sostanza o miscela nella forma in cui è fornita all’utilizzatore, costituita da, contenente o capace di generare uno o più principi attivi, allo scopo di distruggere, eliminare e rendere innocuo, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo, con qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica’. E “la validazione di una formula come biocida spetta alle autorità nazionali di ciascun paese sulla base della suddetta normativa stabilita dall’Unione Europea”.
Riguardo ai presidi medico chirurgici (PMC) si indica che i prodotti disinfettanti “che non contengono principi attivi già approvati secondo il Regolamento BPR, ricadono sotto la normativa nazionale e sono identificati con la denominazione di Presidi Medico Chirurgici (PMC). La validazione dei PMC, per l’immissione in commercio sul mercato italiano, è a carico del Ministero della salute, ai sensi del DPR 392 del 6 ottobre 1998 e del Provvedimento 5 febbraio 1999, dopo opportuna valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità, che valuta la composizione quali-quantitativa, l’efficacia nei confronti degli organismi target, la pericolosità e la stabilità”.
Inoltre in base all’attività espletata sui microrganismi, i disinfettanti/biocidi possono essere classificati in:
disinfettanti di basso livello: “capaci di distruggere diversi batteri ed alcuni virus e miceti, ma non sono in grado di eliminare i bacilli tubercolari e le spore batteriche” (ad esempio i composti dell’ammonio quaternario, i fenoli in soluzione detergente, i derivati del cloro > 100 ppm di cloro disponibile, il perossido di idrogeno soluzione al 3%, la clorexidina 1,5%);
disinfettanti di livello intermedio: “capaci di distruggere tutti i batteri in fase vegetativa, la maggior parte dei virus e dei miceti; non hanno però un’azione sicura sulle spore” (ad esempio alcol etilico soluzione al 70%, aldeide glutarica soluzione al 2% con esposizione 10’, derivati del cloro >1000 ppm di cloro disponibile, iodofori, polifenoli detergenti);
disinfettanti di alto livello: “capaci di distruggere tutti i microrganismi in qualsiasi forma organizzativa, ad eccezione di alcune spore batteriche, nonché sono in grado di inattivare il Mycobacterium tubercolosis” (ad esempio i clorossidanti elettrolitici, l’ipoclorito di sodio stabilizzato, l’acido peracetico < 1%, l’aldeide glutarica nella soluzione al 2% con esposizioni da 20’ a 3 ore).
La sanificazione post pandemia: indicazioni e sicurezza nell’uso dei prodotti
Il documento riporta poi alcuni accorgimenti pratici nell’impiego dei disinfettanti:
La disinfezione deve essere preceduta da una accurata pulizia con detergenti.
L’acqua è una delle più comuni cause di contaminazione delle soluzioni disinfettanti.
Una maggiore concentrazione di disinfettante non sempre ne aumenta l’efficacia.
Tutti i disinfettanti usati in modo improprio possono determinare effetti indesiderati (danni ai materiali, inefficacia).
Ogni volta che si prepara una soluzione di disinfettante dovrà essere opportunamente identificata e utilizzata estemporaneamente e comunque in tempi più brevi possibili. Se si ritiene sussista il rischio di contaminazione la soluzione va sostituita con frequenza.
Non rabboccare mai le soluzioni disinfettanti; il rabbocco, andrebbe ad alterare la concentrazione e renderebbe inefficace l’azione del disinfettante.
Non lasciare i contenitori dei disinfettanti aperti e, ogni volta che si aprono, non contaminare la parte interna del tappo (poggiare il tappo sempre rovesciato).
Conservare i contenitori ben chiusi, al riparo della luce, lontano da fonti di calore ed in un apposito armadietto.
Il prodotto deve essere sempre mantenuto nel contenitore originale, a meno che non si renda necessaria la diluizione che andrà fatta seguendo le modalità suggerite dal produttore e utilizzando acqua o altri diluenti.
Per evitare contaminazioni del prodotto evitare di portare a contatto l’imboccatura del contenitore con mani, garze, panni o altro.
Si ricorda che nella pubblica amministrazione – secondo quanto prescritto nei CAM 2021 (“Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento del servizio di pulizia e sanificazione di edifici e ambienti ad uso civile, sanitario e per i prodotti detergenti”) – gli addetti al servizio “devono usare i disinfettanti in maniera responsabile per ridurre i rischi per l’ambiente rispettando le corrette modalità d’uso, la frequenza, i dosaggi, i formulati e i tempi di esposizione.
I prodotti utilizzati devono essere idonei a garantire la sicurezza e la tutela dell’ambiente in base alle aree di utilizzo allo specifico protocollo adottato per il servizio fornito.
Tale protocollo, deve altresì riportare le misure attuate per minimizzare l’uso dei disinfettanti e per garantirne un uso sostenibile per l’ambiente, d’essere redatto in collaborazione con la stazione appaltante entro tre mesi dalla decorrenza contrattuale. Le formulazioni concentrate devono essere utilizzate con appositi sistemi di misurazione della dose da diluire”.
Il documento si sofferma anche sul rischio chimico per gli addetti ricordando, ad esempio, che “le sostanze chimiche possono penetrare nell’organismo:
per inalazione (attraverso la bocca e il naso): gli agenti chimici volatili possono mescolarsi con l’aria che respiriamo e raggiungere le basse vie aeree
per ingestione (attraverso la bocca): si possono involontariamente ingerire prodotti chimici, per esempio portando la mano alla bocca per fumare, per mangiare o anche per asciugarsi
per contatto con la pelle e gli occhi: numerose sostanze possono penetrare nel corpo attraverso la pelle e le mucose degli occhi
per contatto con una ferita aperta: attraverso le ferite che interrompono la continuità della barriera cutanea, le sostanze pericolose possono penetrare direttamente nella circolazione sanguigna”.
E l’utilizzatore deve, tra le altre cose:
“usare i prodotti in modo corretto in conformità a quanto riportato nella scheda di sicurezza, nella scheda tecnica e alla procedura di lavoro;
assicurarsi che tutti i prodotti presenti sul luogo di lavoro siano nei rispettivi contenitori etichettati a norma di legge (non devono cioè essere presenti taniche, bottiglie, flaconi, barattoli o altri recipienti anonimi, privi delle necessarie indicazioni e diciture o, peggio, con diciture riguardanti prodotti diversi da quelli contenuti)”.
Leggendo tale documentazione risulta evidente che oggi è consigliato rivolgersi ad una Impresa di Servizi, come Ecomm srl, che abbia un Know How adeguato ed abbia la capacità di rispettare la normativa vigente che abbraccia ormai vari campi, quali la sicurezza, l’ambiente e la salute del Lavoratore.